AUTOVELOX IN ITALIA ECCO DOVE SONO

La chiusura ufficiale del registro nazionale degli autovelox, avvenuta il 28 novembre con comunicazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, segna un punto di svolta per la circolazione su tutto il territorio italiano. Per la prima volta esiste un elenco nazionale che stabilisce con precisione quali dispositivi possono realmente produrre sanzioni e quali, di fatto, diventano inutilizzabili perché non registrati entro i termini. È un passaggio che riguarda automobilisti, amministrazioni, e anche chi ragiona in ottica di Prepping Cittadino, perché interpretare correttamente questo cambiamento non riguarda “evitare le multe”, ma comprendere dove si stanno concentrando i punti critici della viabilità urbana.

Il censimento ministeriale ha richiesto a Comuni, Province, Regioni, Polizie Locali e organi di Polizia Stradale di registrare ogni strumento utilizzato per il controllo della velocità. Tutto ciò che non compare nel registro non può essere utilizzato per accertare violazioni. E questo implica che la presenza ufficiale di un dispositivo non è solo una questione di legalità, ma una fotografia precisa delle zone ad alta criticità individuate dagli enti.

Analizzando, regione per regione, gli elenchi pubblicati, emerge una struttura molto chiara:

– le principali arterie urbane vengono monitorate con sistemi radar fissi a velocità istantanea;
– i tratti a rischio di incidenti gravi mostrano un incremento dei tutor per la velocità media;
– quasi tutte le città metropolitane hanno introdotto telelaser mobili, spesso più numerosi dei dispositivi fissi;
– le tratte autostradali, soprattutto nelle zone collinari e in prossimità di gallerie, presentano installazioni uniformi e costanti.

Per esempio Genova, dove l’elenco ufficiale mostra ad oggi 18 dispositivi attivi in città, i telelaser mobili in dotazione alla Polizia Locale e sette postazioni autostradali tra A7, A10 e A26. Ma lo schema si ripete in tutte le principali città italiane: Milano, Roma, Torino, Palermo, Bologna, Firenze, Napoli. La distribuzione è quasi sempre la stessa, sintomo di una strategia nazionale precisa.

Per il Prepping Cittadino, la mappa aggiornata degli autovelox e dei tutor ha un valore che va oltre la semplice normativa stradale. Questo tipo di dispositivi viene installato dove il traffico raggiunge livelli critici, dove la velocità non controllata produce incidenti, dove le condizioni della strada sono note per creare disagi durante piogge intense o nevicate. Le zone con maggiore densità di autovelox corrispondono spesso ai punti in cui, in caso di emergenza, si rischiano blocchi improvvisi e permanenze forzate in auto.

Non è un caso se molte tratte monitorate sono le stesse che, durante alluvioni, frane, incendi o incidenti multipli, vengono chiuse o ridotte a una sola corsia. Leggere la distribuzione degli autovelox come una parte del “paesaggio del rischio” permette di anticipare problematiche, scegliere percorsi alternativi e pianificare con realismo le routine di mobilità della famiglia.

Il quadro nazionale potrebbe cambiare nei prossimi mesi: il registro sarà aggiornato periodicamente, con la possibilità per i Comuni in ritardo di completare la procedura. Ma dal momento della chiusura ufficiale, tutto ciò che non è inserito nell’elenco non può produrre sanzioni e non viene considerato valido ai fini dell’accertamento delle infrazioni.

La nuova mappa degli autovelox non è solo un elenco tecnico: è un indicatore del comportamento della mobilità italiana e delle strade che richiedono più attenzione in un’ottica di sicurezza personale e familiare. Comprenderla significa leggere il territorio con più lucidità, anche fuori dalla logica delle multe.