PREPPING VS PREPPING CITTADINO

Immagina due strade parallele: da una parte il prepping classico, dall’altra il prepping cittadino. La prima è un sentiero solitario, carico di diffidenza; la seconda è una via urbana, fatta di volti conosciuti e mani che si tendono.

Il Prepping classico: un’isola circondata da nemici

Il prepping tradizionale nasce da una filosofia egocentrica: accumulare risorse, chiudersi in una fortezza, guardare gli altri come potenziali minacce.

  • Visione apocalittica: scenari estremi, spesso lontani dalla realtà quotidiana.
  • Isolamento: il singolo contro tutti, pronto a difendere il proprio bunker più che a condividere.
  • Inattuabilità: poco applicabile nella vita di città, dove le emergenze reali sono blackout, alluvioni, interruzioni di servizi.

Il Prepping Cittadino: resilienza con senso civico

Il prepping cittadino, o resilienza urbana, rovescia la logica.

  • Primo obiettivo: proteggere se stessi e la propria famiglia.
  • Subito dopo: mettere le proprie capacità a servizio delle persone vicine.
  • Approccio civico: non vedere l’altro come nemico, ma come un “essere umano”.

Non è un’utopia: i gruppi di resilienza urbana da 5-6 persone sono un modello pratico, replicabile.

Non è fantasia, è memoria

Oggi sembra impossibile trovare sei persone affidabili, è vero, non è una cosa semplice, ma: un tempo li chiamavamo amici. Erano i compagni con cui ci si vedeva regolarmente, ci si aiutava nei traslochi, si facevano partite al pallone, escursioni, cene improvvisate, gustose grigliate!!
Oggi quei legami sembrano lontani, ma non sono spariti: basta volerli ricostruire.

Come farlo concretamente

  • Una spaghettata aglio, olio e peperoncino dopo il lavoro.
  • Una passeggiata serale o un’escursione domenicale.
  • Una partita a calcetto o un’attività sportiva di gruppo.

Sono occasioni semplici che creano fiducia reciproca e abitudini comuni, la base della resilienza urbana.

Il filo che lega PoC Radio Italia

La stessa filosofia attraversa PoC Radio Italia: parlare di comunicazioni resilienti non significa parlare di dispositivi, ma di persone. Le radio sono strumenti, il centro resta sempre la relazione umana.

Focus

Chi entra in PoC Radio Italia o abbraccia il Prepping Cittadino non è un apocalittico isolato, ma una persona equilibrata, che vuole ripristinare relazioni sane, concrete e naturali. Non è tornare indietro: è recuperare ciò che abbiamo perso per portarlo nel presente.

IL TEMPO DELLA FIDUCIA: COSTRUIRE OGGI IL TUO GRUPPO DI RESILIENZA URBANA

Cammini in città, la vita scorre come sempre: traffico, uffici, supermercati, bambini che escono da scuola. Tutto sembra normale. Poi, all’improvviso, il buio. Blackout totale. Ascensori fermi, semafori spenti, cellulari muti. In pochi minuti capisci una cosa: se sei solo, sei vulnerabile; se hai un gruppo fidato, sei al sicuro.

La fiducia non nasce in emergenza

La fiducia non è una moneta che si spende al bisogno: si coltiva molto prima. È fatta di piccoli gesti quotidiani, di coerenza, di prove ripetute. Non bastano settimane o mesi. Per arrivare a una fiducia solida servono anni. Non a caso, diversi psicologi e sociologi parlano di un orizzonte di circa cinque anni per consolidare rapporti profondi e stabili: un tempo lungo ma realistico.

In emergenza non puoi chiederti se fidarti: devi già saperlo.

Il gruppo ideale: sei persone

Perché proprio sei?

  • Troppi rischiano di disperdere l’energia.
  • Troppo pochi non garantiscono continuità.
  • Sei è il numero pragmatico: piccolo abbastanza da restare coeso, grande abbastanza da coprire competenze diverse.

È il nucleo duro della resilienza urbana: non un club, ma una squadra.

Parlare la stessa lingua

Avere un gruppo non basta. Bisogna condividere protocolli comuni:

  • stesse modalità di comunicazione (PoC Radio, canali chiari, codici vocali semplici);
  • stessi punti di raccolta;
  • stessi standard di kit base.

Così, quando serve, non c’è confusione: ognuno sa già cosa fare.

Come coltivare la fiducia

  • Relazioni autentiche: prima come persone, poi come compagni di resilienza.
  • Prove regolari: esercitazioni leggere, uscite urbane, test delle radio.
  • Costanza nel tempo: non solo grandi parole, ma azioni coerenti anno dopo anno.

Un esempio concreto

In un quartiere colpito da un’alluvione, sei residenti che si erano preparati insieme da anni hanno reagito come una squadra: hanno diffuso rapidamente le informazioni via radio, messo in salvo due anziani bloccati in casa e organizzato un punto sicuro per le famiglie. Mentre gli altri correvano nel panico, loro avevano già un piano.

Focus

Un cittadino preparato sopravvive. Sei cittadini che si fidano diventano resilienza urbana.
E la resilienza urbana non si improvvisa: si semina oggi, si raccoglie domani.