Monitorare il disagio post-evento e cercare aiuto senza vergogna
Il vero coraggio arriva quando le sirene tacciono
Finita l’emergenza, spenti i riflettori, smontati i letti di fortuna, inizia una fase tanto silenziosa quanto pericolosa: il post-evento.
È il momento in cui il corpo è salvo, ma la mente comincia a elaborare. E proprio lì si possono nascondere tracce di disagio, rabbia, ansia o senso di colpa.
Saperlo riconoscere è un atto di lucidità. Affrontarlo, un gesto di amore per la propria famiglia.
Il disagio si manifesta in tanti modi
Non sempre si presenta come un crollo emotivo. Spesso è più subdolo.
Ecco alcuni segnali da monitorare in adulti e minori:
- Irritabilità costante
- Incubi ricorrenti
- Paura immotivata (es. suoni, buio, persone)
- Isolamento o rifiuto del dialogo
- Calo dell’appetito o dell’energia
- Sensi di colpa irrazionali (“Se avessi fatto di più…”)
- Attacchi d’ansia, tremori, confusione
Osservare senza giudicare. Annotare, se serve. E soprattutto: parlare tra familiari.
I bambini vanno osservati nei giochi e nei disegni
I più piccoli spesso non raccontano, ma mostrano:
- Giocano scene ripetitive di fuga o di distruzione?
- I loro disegni sono cupi, confusi, sempre uguali?
- Si aggrappano al genitore anche in situazioni normali?
Non è psicologia da esperti: è ascolto attento del quotidiano.
Chiedere aiuto non è un fallimento, è una responsabilità
La cultura del “tengo duro” può diventare un peso mortale.
Cercare aiuto, anche solo per un consulto, è segno di intelligenza emotiva.
A chi rivolgersi:
- Medico di base
- Psicologi territoriali (anche con accesso gratuito)
- Associazioni specializzate nel supporto post-trauma
A volte basta un confronto iniziale per non lasciar crescere una ferita silenziosa.
Parlare prima che diventi troppo difficile
Se in famiglia si coltiva un clima di fiducia e apertura, sarà più semplice che ciascuno possa dire:
“Non mi sento bene”
“Mi sento strano”
“Non riesco a dormire”
Le parole aprono varchi. Anche quando sembrano inutili.
Il supporto non deve essere eterno, ma tempestivo
Non servono anni di terapia per affrontare un evento.
A volte bastano pochi incontri con un professionista per sbloccare un nodo emotivo, prima che si irrigidisca.
Focus
- Il disagio post-evento può arrivare anche settimane dopo
- Osservare i segnali precoci è fondamentale per prevenire problemi maggiori
- Chiedere aiuto non è una debolezza, è un atto di protezione familiare
- I bambini e gli anziani mostrano il disagio in modi diversi, ma riconoscibili
- Parlare, chiedere, confrontarsi: questa è vera resilienza