NUOVO INDICE LPL RISCHIO IMMINENTE

Un nuovo servizio per la comunità: monitoraggio droni e minacce ibride in Europa

Negli ultimi mesi l’Europa sta vivendo episodi che, fino a poco tempo fa, sembravano lontani: droni non identificati sopra basi militari, cyberattacchi mirati, interruzioni delle comunicazioni. La Danimarca e la Polonia sono solo gli ultimi tasselli di una catena di segnali deboli che diventano sempre più forti.

La novità

Prepping Cittadino introduce un servizio dedicato di monitoraggio e analisi delle minacce ibride, con focus particolare sugli avvistamenti di droni e sulle incursioni non convenzionali. È un’integrazione diretta agli strumenti già disponibili sul portale: allerte meteo, black-out, disservizi idrici, mobilità e comunicazioni.

Lo trovi sul canale Telegram

Il nuovo indice LPL RISCHIO IMMINENTE è stato integrato nel seguente canale Telegram:

https://t.me/INDICE_ALLERTA_LPL

Perché è necessario

Gli ultimi eventi mostrano chiaramente che l’Europa non è “fuori dal gioco”. Al contrario, il nostro continente è già bersaglio di azioni che non colpiscono in modo frontale ma cercano di logorare la sicurezza e la fiducia. Per chi si occupa di resilienza urbana e familiare, questi episodi non sono curiosità da giornale, ma campanelli che vanno ascoltati.

L’utilità concreta

  • Comprendere in anticipo gli scenari che potrebbero ricadere anche sulla vita quotidiana (blocchi aerei, stop nei trasporti, interruzioni digitali).
  • Integrare i piani familiari di emergenza con nuove variabili (ad esempio: se lo spazio aereo locale viene chiuso per droni, cosa cambia nella mobilità?).
  • Avere una fonte autorevole e centralizzata che seleziona e interpreta, senza cadere in allarmismi o disinformazione.

Visione a lungo termine

Il progetto Prepping Cittadino non nasce per rincorrere le notizie, ma per creare continuità e credibilità. Inserire il monitoraggio droni significa riconoscere che i rischi moderni non arrivano solo dal maltempo o dalle infrastrutture, ma anche dal cielo e dal cyberspazio. Prepararsi vuol dire allargare lo sguardo senza perdere la concretezza.

Criteri e legenda

Sistema a 5 livelli per classificare il rischio acuto / imminente:

LivelloSignificatoAzione attesa / implicazione
LPL 1 (Molto basso)Minima probabilità di escalation o danniMonitoraggio ordinario, risposta standard
LPL 2 (Basso)Rischio contenuto ma da seguireRafforzare vigilanza, predisporre riserve
LPL 3 (Moderato)Rischio concreto di provocazioniAttivazione capacità antidrone, allerta comandi
LPL 4 (Alto)Minaccia rilevante, possibile incidenteDifesa attiva e misure deterrenti
LPL 5 (Molto Alto)Alto rischio di conflitto / escalationMassima prontezza, possibile risposta militare

Focus

Con questo nuovo servizio, la community guadagna un ulteriore strumento di consapevolezza e resilienza civile dal basso. Non si tratta di militarizzare il dibattito, ma di rendere accessibile a tutti una comprensione più ampia del presente. In un mondo che cambia, la resilienza parte dall’informazione corretta e dall’anticipazione.

RADIOAMATORI E GUERRA: COSA SUCCEDE?

In caso di guerra o di gravi emergenze nazionali le attività radioamatoriali possono essere sospese per legge. Ecco in modo chiaro come funziona.

Il quadro normativo

In Italia, ma anche in molti altri paesi europei, le licenze radioamatoriali sono rilasciate con la clausola che:

  • in caso di guerra, mobilitazione o emergenza nazionale, il Ministero competente può revocare o sospendere le autorizzazioni;
  • è previsto dalle norme sul Codice delle comunicazioni elettroniche (in Italia il D.Lgs. 259/2003 e successive modifiche).

Questo perché, in quelle situazioni, tutte le frequenze radio diventano risorse strategiche dello Stato, e possono essere riservate esclusivamente a scopi militari, di protezione civile o di sicurezza pubblica.

Come funziona nella pratica

  • Arriva una direttiva ministeriale o un decreto che ordina la sospensione immediata delle attività radioamatoriali.
  • I radioamatori devono spegnere le stazioni e non usare più le frequenze assegnate.
  • Le infrastrutture (come ponti ripetitori) possono essere spente, sequestrate o messe sotto controllo statale.
  • Le uniche trasmissioni consentite sono quelle autorizzate direttamente dalle autorità (Protezione Civile, Forze Armate, ecc.).

È già accaduto?

  • Durante la Seconda Guerra Mondiale: le attività radioamatoriali furono vietate, e in molti paesi le apparecchiature furono requisite.
  • Durante la Guerra Fredda: in Italia e altrove erano previste norme pronte a sospendere le licenze in caso di mobilitazione, anche se non si arrivò mai a un blocco generalizzato.
  • Esempi recenti: in alcuni conflitti (es. Ucraina 2022), le attività radioamatoriali sono state vietate o fortemente limitate per motivi di sicurezza.

Perché avviene

  • Evitare che trasmissioni civili possano interferire con le comunicazioni militari.
  • Impedire che informazioni sensibili vengano diffuse o intercettate da soggetti ostili.
  • Controllare l’uso dello spettro radio, che diventa parte integrante dello sforzo bellico.

Scenario italiano

Se dovesse accadere in Italia, le attività radioamatoriali come spiegato sopra verrebbero bloccate dall’alto in un colpo solo. Per questo sistemi alternativi non legati a licenze radioamatoriali (come sistemi PoC Radio, reti private VoIP, PMR446 non regolamentate) avrebbero margini di utilizzo, almeno fino a eventuali ulteriori restrizioni.

Riferimento normativo principale: D.Lgs. 1 agosto 2003, n. 259 — Codice delle comunicazioni elettroniche

  • È la legge che regola reti e servizi di comunicazione elettronica, inclusi i servizi radioelettrici.
  • All’interno del Codice ci sono disposizioni che prevedono che lo Stato o le autorità competenti possano imporre limitazioni, sospensioni, revoche di autorizzazioni generali per l’uso dello spettro radio, soprattutto in caso di esigenze della difesa, della sicurezza nazionale o di emergenza.

Articolo significativo: articolo 5 del Codice

  • L’articolo 5 stabilisce che il Ministero (e le autorità competenti) garantiscono la conformità del decreto alle esigenze della difesa e sicurezza dello Stato, protezione civile, salute pubblica. In tali casi, le limitazioni all’uso dello spettro o alle reti e servizi di comunicazione possono essere poste con proprie disposizioni di legge o regolamentari.

Articolo sui diritti d’uso dello spettro / sospensione / revoca

  • Nel D.Lgs. 259/2003, ci sono parti che parlano di “limitazione o revoca dei diritti d’uso dello spettro radio”.
  • C’è anche il riferimento a “sospensione dell’attività autorizzata per un periodo non superiore a sei mesi” oppure la revoca in certi casi.

Focus su quanto argomentato

Quindi si: esiste una base legale teorica nel Codice delle comunicazioni elettroniche che permette allo Stato di sospendere, limitare o revocare licenze di uso dello spettro radio in situazioni eccezionali (sicurezza, difesa, emergenza).

NORMALITY BIAS: IL PREGIUDIZIO DELLA NORMALITÀ

Il Normality Bias (in italiano “bias della normalità” o “pregiudizio di normalità”) è un meccanismo psicologico per cui, di fronte a una situazione anomala, imprevista o potenzialmente catastrofica, le persone tendono a sottovalutarne la gravità e a comportarsi come se tutto fosse normale.

In pratica, la mente cerca di mantenere una percezione di continuità e stabilità, rifiutando o minimizzando segnali che indicherebbero un pericolo imminente.

Caratteristiche principali

  • Negazione iniziale: si tende a pensare che l’evento sia passeggero o che “non possa essere così grave”.
  • Reazioni lente: le persone faticano ad adattarsi rapidamente e a prendere decisioni drastiche, anche quando la situazione lo richiede.
  • Influenza sociale: vedere che altri non reagiscono rafforza l’idea che non ci sia motivo di preoccuparsi.
  • Conseguenze: può portare a ritardi nelle evacuazioni, a non seguire ordini di sicurezza o a ignorare allerte ufficiali.

Esempi pratici

  • Durante un incendio, alcuni restano seduti al loro posto pensando che sia solo un falso allarme.
  • In caso di alluvione o terremoto, molti aspettano segnali “più evidenti” prima di agire.
  • Nell’attuale contesto geopolitico o tecnologico, c’è chi minimizza segnali di escalation o blackout perché “tanto non succederà davvero”.

In sostanza, il Normality Bias è un autoinganno che ci spinge a preferire l’illusione di stabilità alla realtà del cambiamento improvviso.

Cos’è il Normality Bias

È un meccanismo mentale di difesa: la mente rifiuta di accettare che la normalità sia stata interrotta, convincendoci che “non può essere così grave” o che “tornerà tutto a posto subito”.

Perché accade

  • Autoconservazione psicologica: la mente riduce lo stress minimizzando il pericolo.
  • Influenza sociale: se gli altri non reagiscono, ci convinciamo che non serva agire.
  • Esperienze passate: se in passato non è mai accaduto nulla di grave, si tende a credere che nemmeno stavolta succederà.

Esempi concreti

  • Persone che non evacuano durante un incendio pensando a un falso allarme.
  • Comunità che ignorano allerte meteo fino all’ultimo minuto.
  • Reazioni lente in caso di attacchi, blackout o emergenze urbane.

Conseguenze del Normality Bias

  • Ritardo nelle decisioni.
  • Maggior esposizione al pericolo.
  • Difficoltà a proteggere sé stessi e i propri cari.

Come contrastarlo

  • Allenare la consapevolezza: riconoscere che anche eventi estremi possono accadere.
  • Prepararsi in anticipo: avere un piano familiare e strumenti (PoC Radio, kit di emergenza, punti di raccolta).
  • Agire senza aspettare gli altri: la prima reazione conta più di tutto.

Focus

Il Normality Bias, o pregiudizio di normalità, è un fenomeno psicologico che porta le persone a sottovalutare i pericoli nelle situazioni critiche. Anche quando gli allarmi sono evidenti, molti continuano a comportarsi come se nulla stesse accadendo, rimanendo ancorati alla routine quotidiana.

Il Normality Bias non è un segno di debolezza, ma un limite naturale della mente. Conoscere questo meccanismo è il primo passo per evitarne le trappole. In emergenza, chi riesce a rompere l’illusione della normalità guadagna tempo prezioso per salvarsi e aiutare gli altri.

Come trasformare il mezzo in uno spazio vivibile per ore

Restare bloccati in auto, in moto o su un altro mezzo per molte ore non è solo una questione di pazienza: è un test di resistenza fisica e mentale. Nel prepping cittadino, imparare a rendere il mezzo uno spazio vivibile è fondamentale per affrontare un fermo prolungato senza stress e senza rischi.

Comfort termico

Il primo aspetto è la temperatura. In estate, proteggi l’abitacolo dal sole con tendine parasole o teli riflettenti; in inverno, tieni a portata una coperta termica e guanti leggeri. Evita di tenere il motore acceso per ore: consuma carburante e può diventare pericoloso in spazi chiusi o con scarsa ventilazione.

Organizzazione dello spazio

Sposta eventuali borse o oggetti ingombranti per avere più libertà di movimento. Se possibile, reclina leggermente il sedile per rilassare la schiena e alterna momenti seduto a brevi pause in piedi, quando l’ambiente lo consente.

Idratazione e alimentazione

Tieni sempre a portata di mano una bottiglia d’acqua e uno snack energetico. Evita cibi troppo salati o pesanti, che aumentano la sete o rallentano la digestione.

Intrattenimento e gestione dello stress

Un fermo prolungato può diventare mentalmente pesante, soprattutto con bambini a bordo. Mantieni la calma con attività semplici: audiolibri, musica rilassante o piccoli giochi. Per i più piccoli, un foglio e qualche matita possono tenere occupati per molto più tempo di quanto sembri.

Sicurezza

Mantieni sempre una via di uscita libera da oggetti e tieni a portata documenti e dispositivi di comunicazione (smartphone, radio PoC o PMR). Se devi allontanarti momentaneamente, chiudi il veicolo e porta con te gli oggetti di valore.

L’obiettivo è creare un microspazio funzionale in cui puoi resistere comodamente per 4, 6 o anche 12 ore, senza trasformare l’attesa in un’esperienza logorante.

Focus

  • Comfort termico e postura sono fondamentali
  • Acqua e snack aiutano a mantenere energia e lucidità
  • Attività semplici riducono lo stress e l’ansia
  • La sicurezza va sempre preservata anche in sosta prolungata

Rifornimento intelligente: mai andare sotto il 30% (carburante e batteria)

Molti automobilisti e motociclisti fanno rifornimento solo quando la spia della riserva è già accesa. Allo stesso modo, chi si muove in bici elettrica, scooter o monopattino aspetta che la batteria sia quasi scarica prima di ricaricare. Nel prepping cittadino, questo è un errore da evitare: la regola d’oro è non scendere mai sotto il 30% di carburante o batteria.

Quel margine non è un lusso, ma una riserva strategica per imprevisti. Un blocco stradale, una deviazione inattesa, un’emergenza familiare o un’interruzione dell’energia elettrica possono metterti in difficoltà proprio quando il serbatoio o la batteria sono al minimo.

Ecco i motivi principali per mantenere sempre quel 30%:

  • Autonomia di emergenza: puoi percorrere decine di chilometri extra senza ansia.
  • Flessibilità di movimento: in caso di blocchi puoi deviare senza preoccuparti di rimanere fermo.
  • Riduzione del rischio: eviti di cercare un distributore o una presa di ricarica in zone sconosciute o poco sicure.
  • Protezione del mezzo: nei motori a combustione, girare sempre in riserva aumenta il rischio di aspirare residui dal fondo del serbatoio; nelle batterie, scariche profonde frequenti riducono la durata nel tempo.

Un trucco pratico: quando il livello scende sotto il 50%, considera già di rifornire o ricaricare, così raggiungere il 30% diventa l’eccezione, non la norma. Questo vale anche per chi vive in città piccole: un imprevisto può costringerti a muoverti molto più del previsto.

In contesti di emergenza, quel margine può essere la differenza tra arrivare a destinazione o restare bloccato nel punto sbagliato.

Focus

  • Il 30% è una riserva strategica, non un limite casuale
  • Mantenerlo riduce ansia e rischi in emergenza
  • Protegge il mezzo da danni a lungo termine
  • Vale per carburante e batterie di qualsiasi mezzo

Come interagire con le forze dell’ordine in caso di fermo prolungato

In un blocco stradale prolungato, la presenza delle forze dell’ordine può essere rassicurante, ma anche fonte di tensione se non si sa come comportarsi. Nel prepping cittadino, saper interagire in modo corretto e collaborativo è fondamentale per ottenere informazioni utili senza creare problemi.

La prima regola è mantenere un atteggiamento calmo e rispettoso. Anche se sei stanco, nervoso o in ritardo, evitare toni aggressivi e domande pressanti aumenta le possibilità di ricevere risposte chiare. Le pattuglie hanno priorità operative: se non rispondono subito, non è per ignoranza o maleducazione, ma perché stanno gestendo la sicurezza complessiva.

Quando ti avvicini:

  • Mostrati visibile e tieni le mani libere
  • Presentati brevemente e spiega la tua situazione in poche frasi (“Sono bloccato da due ore, ho in auto un bambino/anziano, volevo capire i tempi”)
  • Chiedi informazioni chiare e pratiche: “Quanto tempo stimato per la riapertura?” o “Ci sono vie alternative sicure?”

Evita di:

  • Contestare ordini o indicazioni sul momento.
  • Tentare di forzare un passaggio non autorizzato.
  • Usare lo smartphone per riprendere senza consenso diretto: in alcune situazioni può essere percepito come ostile.

Un consiglio utile è avere già pronte eventuali informazioni che possono aiutarli a valutare la tua priorità: presenza di fragili a bordo, necessità mediche o urgenze documentate. Non inventare problemi inesistenti: la credibilità è un bene che si perde in un attimo.

Ricorda che una buona interazione può anche farti ottenere dettagli non ancora diffusi pubblicamente, come deviazioni poco conosciute o aggiornamenti più precisi sui tempi di sblocco.

Focus

  • Mantenere calma e rispetto aumenta la collaborazione
  • Essere chiari e concisi aiuta a ricevere risposte utili
  • Non forzare passaggi o contraddire sul momento
  • La credibilità si costruisce con comportamenti corretti

Gestione dei bambini e degli anziani bloccati nel traffico

Essere bloccati nel traffico è già stressante. Se con te ci sono bambini o persone anziane, la situazione può rapidamente diventare critica. Nel prepping cittadino, la priorità è mantenere la calma, garantire sicurezza e ridurre l’ansia per tutti i presenti.

Tutto parte dalla calma

I bambini percepiscono la tua tensione: se sei agitato, anche loro si spaventano. Al contrario, parlare con voce rassicurante, sederti vicino (se possibile) e ricordare loro che siete al sicuro abbassa l’ansia e aiuta a restare lucidi.

Per gli anziani, lo stress può peggiorare condizioni di disorientamento o fragilità fisica. Serve pazienza, spiegazioni chiare e assicurarsi che abbiano con sé farmaci o supporti essenziali.

Nel traffico, la sicurezza prima di tutto

Sei fermo sulla strada? Assicurati che tutti siano correttamente incinturati e che i più fragili siano seduti con sicurezza. Per i più piccoli, usa sempre seggiolini adeguati alla loro età e taglia di corpo.

Se cammini a piedi con bambini: tienigli per mano, esercita con loro la regola “aspetta, guarda, ascolta, vai” agli attraversamenti.

Supporto emotivo pratico per tutte le età

Con i più piccoli: spiega loro in modo semplice cosa sta accadendo, incoraggiali a esprimere come si sentono e rassicura che il traffico non durerà per sempre. Questo li aiuta a sentirsi protetti.

Con gli anziani: parla lentamente, offri supporto pratico (come bere un bicchiere d’acqua, regolare il riscaldamento o l’aria condizionata) e verifica subito eventuali necessità mediche o confusioni, senza perdere la pazienza.

Proprio come in famiglia: un sostegno reciproco

Una breve pausa (anche solo chiudere gli occhi per qualche secondo), qualche parola gentile o un gesto consapevole può abbassare lo stress. È la stessa logica che si usa per gestire tensioni familiari quotidiane.

Focus

  • Mantenere un atteggiamento calmo e rassicurante aiuta anche i più fragili a sentirsi al sicuro
  • Applicare buone pratiche di sicurezza: cinture, passeggini, seggiolini e attenzione agli attraversamenti
  • Comunicare in modo semplice e diretto riduce l’ansia di bambini e anziani
  • Un supporto emotivo consapevole fa la differenza tra stress e resilienza

Come aiutare gli altri senza peggiorare la tua situazione

In un blocco stradale o in una situazione di traffico critico, può capitare di incontrare qualcuno in difficoltà: un automobilista in panne, un anziano disorientato, una famiglia con bambini piccoli. L’istinto di aiutare è naturale, ma nel prepping cittadino vale una regola ferrea: prima garantisci la tua sicurezza, poi pensa a quella degli altri.

Aiutare senza peggiorare la propria situazione significa agire con lucidità, non con impulsività. Non è egoismo: se ti metti nei guai, aggiungi un problema invece di risolverlo.

Ecco alcuni criteri da seguire.

1. Valuta l’ambiente prima di avvicinarti
Se sei in autostrada, corsie di emergenza o zone a scarsa visibilità, il pericolo di essere investiti è concreto. Fermati solo in aree sicure, accendi le luci di emergenza e indossa il giubbino riflettente.

2. Offri aiuto proporzionato alle tue risorse
Se hai acqua, una coperta o un powerbank di scorta, puoi offrirli senza compromettere la tua autonomia. Evita di cedere ciò che ti è indispensabile per affrontare il resto della giornata bloccato.

3. Comunica in modo rassicurante e chiaro
Una persona in difficoltà può essere spaventata o confusa. Usa frasi semplici, tono calmo e informazioni concrete: “La polizia sta arrivando”, “L’ambulanza è stata chiamata”, “C’è un’area di servizio a pochi metri”.

4. Mantieni un contatto visivo e una distanza di sicurezza
Non tutti reagiscono bene all’aiuto, specialmente sotto stress. Una distanza adeguata ti permette di proteggerti da reazioni improvvise o situazioni impreviste.

5. Usa canali di comunicazione alternativi
Se hai una radio PoC o PMR, puoi trasmettere richieste di supporto senza dipendere dal telefono. Questo è particolarmente utile se il segnale cellulare è assente o congestionato.

Aiutare in modo intelligente crea un doppio vantaggio: contribuisci alla sicurezza collettiva e mantieni il controllo sulla tua situazione. Ricorda sempre che un soccorritore che diventa vittima è un peso per gli altri e non un aiuto.

Focus

  • Prima la tua sicurezza, poi quella degli altri
  • Offri solo ciò che puoi permetterti di cedere
  • Comunica in modo calmo e preciso
  • Mantieni distanza di sicurezza e osservazione costante

Uscire dal mezzo o restare dentro? Come decidere e quando

In un blocco stradale, una delle decisioni più difficili è capire se conviene rimanere all’interno del proprio veicolo o uscirne. La scelta sbagliata può trasformare un disagio in un vero pericolo.

Immagina di essere fermo in autostrada da più di due ore. Davanti a te, file interminabili; dietro, il nulla. La pioggia inizia a intensificarsi e la radio annuncia che il blocco potrebbe durare ancora a lungo. Restare al caldo in macchina sembra rassicurante, ma ti chiedi se non sia il caso di scendere per cercare un punto di informazione o un’area di servizio. È in momenti come questi che una decisione ragionata fa la differenza.

Il prepping cittadino suggerisce di valutare tre fattori chiave prima di agire:

  • Sicurezza dell’ambiente – Sei in un punto protetto o esposto a rischi? In autostrada o in galleria, uscire è spesso più pericoloso che restare.
  • Condizioni meteo e visibilità – Pioggia battente, nebbia o neve riducono la sicurezza a piedi.
  • Distanza da un punto sicuro – Un’area di servizio a 300 metri è una cosa, due chilometri lungo la corsia di emergenza è un’altra.

Restare all’interno del mezzo è la scelta migliore quando:

  • Ci sono rischi di investimenti o scarsa visibilità
  • Sei in un’area isolata e non conosci il percorso a piedi
  • Hai ancora risorse per resistere comodamente (acqua, cibo, batteria)

Uscire diventa sensato quando:

  • Il blocco è totale e prolungato, e sei certo di un punto sicuro vicino
  • C’è un pericolo imminente per il veicolo (incendio, rischio allagamento)
  • Devi comunicare o ricevere informazioni che non arrivano via radio o telefono

Un consiglio spesso trascurato: prima di lasciare l’auto, lascia un biglietto ben visibile sul cruscotto con il tuo nome, orario e direzione in cui ti stai muovendo. Può sembrare banale, ma in situazioni di evacuazione o emergenza permette a soccorritori o altri automobilisti di sapere che non sei semplicemente scomparso.

Questa decisione non è mai bianca o nera: serve allenarsi a riconoscere i segnali e a valutare rapidamente la situazione. E ricordati sempre che il veicolo, se in sicurezza, è un rifugio temporaneo.

Focus

  • Valuta ambiente, meteo e distanza prima di decidere
  • Restare in auto è più sicuro in molti scenari
  • Uscire solo con una destinazione sicura e vicina
  • Lascia indicazioni visibili se ti allontani dal mezzo

Viaggiare in sicurezza: trasporti, rifugi, tappe di sosta

Per muoversi durante un’emergenza serve una strategia, non solo benzina

L’evacuazione non è solo uscire da casa: è muoversi in modo sicuro verso una meta, sapendo dove ci si può fermare, cosa si troverà lungo la strada e come affrontare gli imprevisti.
Non si può improvvisare. Serve un piano di viaggio, alternativo ai normali spostamenti quotidiani, basato su realismo e adattabilità.

Mezzi di trasporto: cosa valutare prima

Non sempre l’auto sarà disponibile, accessibile o consigliata. Occorre prepararsi considerando:

Auto privata

  • Controllare periodicamente carburante, olio, batteria, ruota di scorta
  • Mantenere in auto un piccolo kit d’emergenza: acqua, snack, powerbank, mappa cartacea, torcia, cavo USB
  • Considerare percorsi alternativi a quelli principali (evitare autostrade congestionate)

Trasporto pubblico

  • Verificare orari d’emergenza di treni, bus, traghetti
  • Conoscere punti di accesso secondari (es. stazioni minori)
  • Portare contanti (bancomat spesso inutilizzabili in blackout)

A piedi o in bici

  • Prevedere tratti percorribili senza mezzi (centro urbano bloccato, zona rossa)
  • Zaino leggero, scarpe comode, mantella impermeabile
  • Tappe brevi, punti di ristoro, zone d’ombra, possibilità di ricarica dispositivi

Rifugi e mete sicure: come scegliere e preparare

Un “rifugio” non è per forza un bunker. Può essere:

  • Casa di parenti o amici in zona tranquilla
  • Strutture pubbliche designate dalla protezione civile
  • Luoghi “neutri” già visitati: campeggi, chiese, aree sportive, agriturismi

Prima della crisi:

  • Parla con almeno 2 contatti fuori città: chiedi disponibilità in caso di emergenza
  • Identifica 1 rifugio principale e 1 secondario
  • Segna tutto su mappa cartacea e digitale
  • Concorda cosa portare, quanto puoi restare, come raggiungerli

Tappe intermedie: pause, ristoro, cambio mezzi

Durante un viaggio familiare in emergenza è utile prevedere:

  • Tappa ogni 2-3 ore per riposo e valutazione della situazione
  • Zone già note (parcheggi, stazioni di servizio, aree protette)
  • Luoghi dove è possibile chiedere informazioni o rifornirsi
  • Punti con copertura radio o rete per aggiornare i contatti

Evita improvvisazioni: le soste vanno pensate prima, con attenzione a sicurezza, visibilità e accessibilità.

Pianificazione smart del percorso

  • Non sempre il più veloce è il più sicuro
  • Stampa le mappe dei percorsi alternativi (evitare solo app digitali)
  • Valuta punti critici: ponti, gallerie, zone soggette ad alluvione
  • Stabilisci una frase di conferma da inviare al raggiungimento di ogni tappa

Focus

  • Viaggiare in emergenza non è fuggire: è trasferirsi temporaneamente in sicurezza
  • Ogni famiglia deve avere un piano B, C e anche D
  • Rifugi, mezzi, contatti, soste: tutto deve essere pensato prima, non durante
  • L’evacuazione è un movimento ordinato, non una corsa nel caos